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Mr. Ikea la sapeva lunga sull'usato: ecco la sua storia

Giovedì 27 Settembre 2018

Nel 2006 la rivista americana Forbes lo definì la quarta persona più ricca al mondo. Il suo patrimonio si attesta intorno ai 65 miliardi di euro e la sua azienda conta 345 centri di vendita parsi in 42 Paesi. Di chi stiamo parlando? Di Ingvar Kamprad, fondatore del colosso mondiale Ikea, che ci ha lasciati proprio a gennaio di quest’anno alla tenera età di 92 anni. Anche se miliardario, Ingvar amava comprare abiti di seconda mano nei mercatini dell'usato, e non ha mai fatto mistero della sua propensione a dosare le spese per un consumo più intelligente. Scopriamo perché.

Ingvar-Kamprad

Una storia diventata leggenda

Ingvar Kamprad nacque nel 1926 ad Agunnaryd, piccolo villaggio situato nella Svezia meridionale. Pare che abbia cominciato da ragazzo andando in giro con la bicicletta, dai vicini di casa, a vendere fiammiferi. Capì il meccanismo del business quando fece un patto con un fornitore di Stoccolma che prese a fornirgli i fiammiferi a condizioni di favore, cosa che gli consentì di avere maggior profitto facendo prezzi bassi. Dai fiammiferi passò al pesce, alle decorazioni degli alberi di Natale, alle semenze da giardino e poi alle penne a sfera e alle matite.

La svolta a 17 anni, quando suo padre gli regalò una somma di denaro per premiarlo dei risultati che aveva ottenuto a scuola. Lui usò quei soldi per costruire uno stabilimento per la produzione di mobili per la casa che chiamò IKEA, acronimo del suo nome (Ingvar Kamprad) più Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove era cresciuto, ed il paese d'origine Agunnaryd. Fu l’avvio di un'avventura incredibile e Kamprad non si fermò più, fino a raggiungere i risultati che ormai tutti conoscono.

La passione per l'usato e il low cost di Mister Ikea

ingvar-kamprad Il low cost è stato il mantra di Kamprad, ma anche uno stile di vita orientato ad un consumo intelligente e senza sprechi. Nonostante abbia creato un impero da 65 miliardi di euro, il fondatore di IKEA comprava vestiti di seconda mano “per dare il buon esempio”, guidava una vecchia auto, viaggiava con voli economici e viveva in una modesta villetta che rispecchiava i suoi parametri minimalisti (rigorosamente arredata con i mobili della sua azienda e montati da lui).

Il suo amore per il risparmio e le abitudini oculate facevano parte del suo carattere e della sua formazione. Ed è stata proprio la parsimonia la fortuna di Kamprad. “Che male c'è a confrontare i prezzi sulle bancarelle e scegliere le cose più convenienti? O andare al mercato prima della chiusura, quando fanno gli sconti? Penso sia meglio passare per tirchi che buttare i soldi dalla finestra.” dichiarò lui in un'intervista realizzata per un documentario trasmesso alla televisione svedese.

Anche nell’abbigliamento Kamprad non si smentiva. Nonostante i milioni di dollari custoditi nel suo conto in banca, l’arzillo vecchietto girava con abiti usati: “Penso di non indossare nulla che non sia stato comprato al mercatino dell'usato. Voglio dare il buon esempio. In genere non voglio strafare né essere diverso dai miei clienti.”



Ingvar aveva capito la vera realtà dell'usato 

vendere-usato-oggiIl mercato dell’usato soffre da sempre di una sanzione sociale ingiustificata. Molti credono che vendere e comprare oggetti usati sia una scelta obbligata, ovvero una seconda scelta per chi non può permettersi il nuovo. La realtà del mondo del riuso è ben altra e le motivazioni economiche per la scelta dell’usato passano decisamente in secondo piano rispetto ad altre ben più importanti spinte.

Chi frequenta i negozi dell’usato? I giovani, la classe media, le donne e sempre più spesso i professionisti, della moda, dell’arredamento, del collezionismo, del modernariato e dell’arte. La crisi economica ha sicuramente un ruolo in questa rivoluzione del consumo, ma non così importante come si crede.

I giovani acquistano usato perché non hanno i mezzi? No, i giovani amano l’usato perchè riscoprono la storia di un oggetto, il suo valore. Spesso perché possono reinventare un oggetto e renderlo funzionale per la propria casa, ad esempio un mobile. I giovani vendono usato perché ne riconoscono l’utilità, sia in termini pratici (possono trarne un guadagno) sia in termini di riutilizzo di un oggetto ancora in perfetto stato.

Il 50% degli under 45 sono venditori e acquirenti dei negozi dell’usato. “Si afferma un nuovo stile di pensiero, che possiamo definire ‘pragmatismo creativo’ tipico del consumo smart di una nuova generazione.” commenta Francesco Morace, Presidente di Future Concept Lab. “Parliamo di una generazione che trasforma tutto ciò che è usato o di seconda mano, in materia creativa da rigenerare: cambiano le aspettative, le competenze, le soddisfazioni passando dalla società del possesso alla società dell’accesso, come scrisse Jeremy Rifkin ormai dieci anni fa. Questa è una dimensione tutta ancora da esplorare di smart consumption che si libera dall’ossessione neo-pauperista della decrescita e cavalca invece la creatività personale, l’ingegno applicato, il desiderio di rinnovare a costo zero.”


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