Tutto sulle porcellane II
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Tutto sulle porcellane II

Mercoledì 22 Ottobre 2008
Alessandro Giuliani

silvia finiA partire dal 1806, sotto il dominio francese, la Real Fabbrica venne ceduta a privati, che s'impegnarono a proseguire l'attività a patto di fornire la corte francese per buona parte della produzione.

Purtroppo Napoleone non rispettò gli accordi preferendo sovvenzionare le grandi guerre di espansione, ma l'attività degli artigiani partenopei continuò autonomamente, orientandosi verso soggetti legati alla tradizione popolare che ebbero un discreto successo sia a livello locale che turistico.

Dopo l'unità d'Italia, le botteghe artigiane, impegnate nella produzione con il marchio Capodimonte, diedero il via al tipico genere “floreale” che conosciamo ancora oggi: vasi, lampadari, bomboniere, oggetti ornamentali, statuine o gruppi intenti a romantiche scene pastorali, erano sempre vivacizzati da roselline con petali realizzati e decorati a mano.

porcellanePer realizzare tali oggetti, gli artigiani partivano sempre da un modello in gesso dell'oggetto da realizzare.

 Successivamente la porcellana in forma liquida veniva versata all'interno dello stampo e dopo una breve essicazione veniva tolta dallo stampo e rifinita a mano. Nel caso di vasi in porcellana lavorati a “reticolo”, l'artista disegnava sul pezzo la figura e ritagliava poi l'argilla con un coltellino, prima della cottura nel forno.

A seconda della complessità, tale lavorazione poteva richiedere anche diversi giorni e una grandissima abilità e pazienza nell'esecuzione. La lavorazione a “reticolo” ebbe un grandissimo successo nel Settecento e nell'Ottocento presso le più importanti fabbriche europee come Sèvres in Francia, Meissen in Germania, ma soprattutto in Inghilterra e venne utilizzata per decorare qualsiasi tipo di oggetto.

Un artista particolarmente abile in questa tecnica fu l'inglese George Owen, che in epoca vittoriana tra Ottocento e Novecento fu uno dei pochi artigiani in grado di ritagliare a occhio la porcellana, senza bisogno di eseguire un disegno preparatorio sul pezzo. Per quanto riguarda invece la decorazione dipinta, i colori venivano stesi col pennello sulla superficie precedentemente disegnata a matita ed erano composti da olio grasso e ossidi metallici ridotti in polvere. Dopo la decorazione il pezzo veniva poi inserito nel forno ad alta temperatura, richiedendo a volte diverse cotture a seconda dei colori utilizzati. La doratura della porcellana veniva realizzata invece stendendo a pennello un composto a base di oro e mercurio sul pezzo già smaltato.

L'oggetto veniva poi nuovamente cotto nel forno e lucidato. Alcuni manufatti in porcellana stupiscono ancora oggi per la loro raffinata bellezza, ma soprattutto per l'abilità d'esecuzione, che possiamo trovare solo nei gioielli più preziosi. Come capita spesso osservando oggetti realizzati nelle cosiddette “arti minori”, ci si rende conto che la caratteristica più importante, che rende di un oggetto intramontabile, non è il valore intrinseco del materiale di cui è composto, ma soprattutto l'idea, l'estro e l'abilità artigianale che lo rendono unico.

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