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Paolo Veronese: un artista che ho tanto amato

Giovedì 13 Novembre 2014
Silvia Signoretti

Quando si parla di Paolo Veronese sono sempre in fibrillazione. Vuoi perché ho passato due anni della mia vita a indagare uno dei suoi dipinti, vuoi perché a forza di indagarlo mi sembrava pure, ad un certo punto, di essermelo fatto amico, vuoi anche perché quello stile e quell’epoca le adoro, veramente.

A dire il vero il primo impatto con Paolo Caliari, mio concittadino, l’ho avuto alle scuole superiori. Eravamo al Louvre, sala della Gioconda. Tutti a guardare quel minuscolo dipinto rinchiuso in una teca e “sparaflashato” dai giapponesi, con tempi di fruizione davvero minimali. La sottoscritta, invece, dispersa con lo sguardo di fronte alla maestosità dell’altra tela della sala, posta proprio di fronte all’ingresso: Le nozze di Cana di Paolo Veronese. Una tela enorme, davvero, nei suoi 666x990 cm di grandezza.

Figure, particolari, architetture in una danza classica dove trova posto uno dei miracoli più noti dei Vangeli. Non entro nella polemica di chi va al Louvre solo per ammirare la Gioconda, anche perché ora non si trova più in quella sala con Veronese e, non me ne voglia Leonardo, ma trovo che la gran parte dei pecoroni che si avventurano solo alla sua ricerca stia perdendo delle grandi opportunità, di fronte a un patrimonio meraviglioso come quello del museo parigino, mirando solo a quella piccola tela. Però, devo dirla davvero tutta, lì è stato scritto probabilmente il mio futuro, se non proprio fausto, ma di sicuro rispetto, nella storia dell’arte. La scelta dell’università che ho fatto è derivata proprio dall’esperienza a Parigi, non posso negarlo. Ho inseguito un sogno e poi, per preservarlo, l’ho anche lasciato in uno dei cassetti dove si tengono i ricordi più belli e le passioni che vanno salvaguardate.

Ebbene torniamo a Paolo Veronese. Ho fatto la mia tesi sul dipinto che campeggia sull’altare maggiore del Duomo di Montagnana, La Trasfigurazione, indagandone tutti gli aspetti, fin quasi a farlo diventare un’ossessione. Ricordo ancora quando il mio mentore di allora, Enrico Maria Dal Pozzolo, mi disse: “Concludiamo? Quanto ancora vuole scoprire di questo dipinto?”. Ne aveva ben d’onde, in effetti.

Ma perché racconto questo? Perché recentemente si è conclusa una mostra monografica importantissima, dedicata proprio a Paolo Veronese, presso la Gran Guardia di Verona. 4 sale dedicate all’opera dell’artista per indagarne gli aspetti meno noti, ristabilendo quella stima di ritrattista e artista che un pochino gli era stata tolta da quel lavorio, importante ma non certo unico, svolto presso le ville venete, specie quelle architettate da Andrea Palladio, che lo avevano relegato al ruolo di mero decoratore. Le Nozze di Cana, così come La Trasfigurazione di Montagnana, insieme alle tante altre opere e in particolare a quelle magistralmente portate in mostra da Paola Marini e Bernard Aikema, hanno voluto dimostrare la finezza, la maestria e la superba eleganza di uno dei più importanti artisti del Rinascimento veneto e veneziano, e devo dire che ci sono riusciti.

Ho avuto modo di visitare la mostra solo qualche giorno prima della sua conclusione e l’impressione che ne ho avuto è stata davvero positiva. Finalmente, a Verona, una rassegna degna di questo titolo.

Dalla giovinezza all’età adulta, tante opere, tanti disegni e bozzetti e prestiti importanti di musei internazionali che hanno creduto nel progetto, fino in fondo.

Sono onorata di essere riuscita a rituffarmi fra le figure maestose, le architetture colossali, i visi così espressivi. Un po’ di nostalgia per quegli anni di studi in cui mi permettevo molte visite ai musei e alle mostre, devo dire che mi è venuta. Quest’anno il Veronese non si ferma però solo a Verona, e molte altre sono le occasioni per ammirarlo, in mostre che si svolgono e si sono svolte a Padova, Vicenza, Venezia. Paolo, senza bisogno di anniversari, torna dunque a essere celebrato nella sua somma arte, tra le città che lo hanno visto protagonista e precursore di stili e tendenze.

Vi suggerisco di visitarle, o di poter accedere a qualcuna delle sue opere, sparse nei musei di tutto il mondo. L’anno di Paolo Veronese, in 5 mostre e 32 itinerari, potete scoprirlo sul sito a lui dedicato. Cogliete l’essenza dei particolari, l’espressione dei sui volti, la magistrale bravura nel riprodurre membra e pose. Respirate il colore così sapientemente steso e i giochi di luce che si avvicendano per scolpire le sue figure.

L’arte italiana è un patrimonio unico che dovremo tutti esplorare, consentendoci di sentirci bambini meravigliati, giovani interessati, adulti sorpresi.

Buona storia dell’arte a tutti!




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